Tutti gli Incipit


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29 luglio 2014

Siamo a riposo, nove chilometri dietro il fronte. Ci hanno dato il cambio ieri; oggi abbiamo la pancia piena di fagioli bianchi con carne di manzo, e siamo sazi e soddisfatti. Anche per la sera ciascuno ha potuto prenderne una gavetta piena; inoltre, doppia porzione di salsiccia e di pane: tutto questo fa bene. Un fatto simile non ci era accaduto da un pezzo; il grosso cuciniere con la sua testa da pomodoro offre addirittura il cibo a chi lo vuole; a chiunque gli venga innanzi fa segno col suo mestolo e gli riempie la gavetta. È disperato perché non sa come vuotare la sua marmitta. Tjaden e Muller hanno scovato un paio di catinelle e se le sono fatte riempire fino all'orlo, come riserva. Tjaden lo fa per ingordigia, Muller per previdenza. Dove vada a finire tutta la roba che Tjaden ingurgita, è un mistero; lui rimane secco e magro come un'acciuga. Ma il piú importante è che si è avuto anche doppia razione di tabacco. Dieci sigari, venti sigarette e due pacchetti di tabacco da cicca a testa, non c'è male. Ho dato il mio tabacco da cicca a Katzinski in cambio delle sue sigarette, e cosí ho quaranta sigarette per me: ce n'è d'avanzo, per un giorno.

"Niente di nuovo sul fronte occidentale"
(1929)
di Erich Maria Remarque (1898 - 1970)

http://it.wikipedia.org/wiki/Erich_Maria_Remarque

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24 luglio 2014

Tutto sommato io darei ragione all'Adelung, perché se partiamo da un alto-tedesco Breite il passaggio a Braida è facile, e anche il resto: il dittongo che si contrae in una e apertissima, e poi la rotacizzazione della dentale intervocalica, che oggi grazie al cielo non è più un mistero per nessuno. La si ritrova, per esempio, nei dialetti del Middle West americano, e infatti quel soldato di aviazione che conobbi a Manduria mi diceva "haspero" mostrandomi il ditone della mano destra ingessato, e io non capivo; ma poi non c'è nemmeno bisogno di scomodarsi a traversare l'Oceano, perché non diceva forse "Maronna mia" quell'altro soldato, certo Merola della compagnia comando, che era
nato appunto a Nocera Inferiore? 


"La vita agra" (19621)
di Luciano  Bianciardi (1922 - 1971)

http://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Bianciardi

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1 luglio 2014

Orfeo tra le macchine


Un po' di preistoria

Se si volesse ragionare per paradossi, il primo testo che prefigura la letteratura industriale (o letteratura di fabbrica) potrebbe essere rinvenuto all’interno della Commedia, in particolare nei versi di Inferno XXII, 11-15 che descrivono “l’arzanà de’ Viniziani”, il grande cantiere dove gli operai spalmano pece sulle carene delle navi, ravvolgono funi, modellano remi e chiglie con le pialle: "chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa / le coste a quel che più viaggi fece; / chi ribatte da proda e chi da poppa; /altri altri fa remi e altri volge sarte; / chi terzeruolo e antimon rintoppa". Dante sembra muoversi a proprio agio tra le mura imbrattate di fuliggine, conosce le azioni dei singoli e come obbediscono a un'organizzazione di mestieri ben collaudata, adopera perfino un linguaggio settoriale: "ristoppa", "coste", "sarte", "proda", "poppa", "terzeruolo", "antimon".


"Fabbrica di carta. I libri che raccontano l’Italia industriale" (2013)
 a cura di Giorgio Bigatti e Giuseppe Lupo

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29 maggio 2014


1. Funes
Gli anni dell'infanzia nelle Dolomiti e il mio primo tremila

La nostra casa era lungo lo stradone del villaggio. Una casa come tutte le altre, con il tetto di tegole rosse, un camino, una scala sull'esterno fatta di lastre di porfido e una vite selvatica che d'estate ricopriva l'intera facciata orientale. La parete di pietra sotto la scala era alta meno di quattro metri, eppure mio padre si arrabbiava sempre quando noi l'a usavamo per arrampicare. E quindi, per giocare, andavamo nelle stalle delle fattorie dei dintorni, ci nascondevamo in cima agli alberi o salivamo fino alla cella campanaria se trovavamo per caso aperta la porta del campanile.

"La libertà di andare dove voglio" (2013)
di Reinhold Messner (1944)

http://it.wikipedia.org/wiki/Reinhold_Messner

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20 maggio 2014

Alla fine maggio 1916, la mia brigata - reggimenti 399° e 400° - stava ancora sul Carso. Sin dall'inizio della guerra, essa aveva combattuto solo su quel fronte. Per noi, era ormai diventato insopportabile. Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto. Non avevamo fatto altro che conquistare trincee, trincee e trincee. Dopo quella dei "gatti rossi", era venuta quella dei "gatti neri", poi quella dei "gatti verdi". Ma la situazione era sempre la stessa. Presa una trincea, bisognava conquistarne un'altra. Trieste era sempre là, di fronte al golfo, alla stessa distanza, stanca. La nostra artiglieria non vi aveva voluto tirare un sol colpo. Il duca d'Aosta, nostro comandante d'armata, la citava ogni volta, negli ordini del giorno e nei discorsi, per animare i combattenti.

"Un anno sull'altipiano"
(1938)
di Emilio Lussu (1890 - 1975)

http://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu

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24 aprile 2014

Johnny stava osservando la sua città dalla finestra della villetta collinare che la sua famiglia s'era precipitata ad affittargli per imboscarlo dopo il suo imprevisto, insperato rientro dalla lontana, tragica Roma fra le settemplici maglie tedesche. Lo spettacolo dell'8 settembre locale, la resa di una caserma con dentro un intero reggimento davanti a due autoblindo tedesche not entirely manned, la deportazione in Germania in vagoni piombati avevano tutti convinto, familiari ed hangers-on, che Johnny non sarebbe mai tornato; nella più felice delle ipotesi stava viaggiando per la Germania in uno di quei medesimi vagoni piombati, partito da una qualsiasi stazione dell'Italia centrale.

"Il partigiano Johnny" (1968)
di Beppe Fenoglio (1922 - 1963)

http://it.wikipedia.org/wiki/Beppe_Fenoglio

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31 marzo 2014

Ogni mattina, dietro le scogliere di Kingsport, dal mare si alza la nebbia. Candida e spumeggiante, raggiunge in cielo le nuvole sue sorelle, portando segni di teneri pascoli ed antri di leviatani. Quando cadono poi le ultime piogge dell'estate, picchiando sui tetti scoscesi dei poeti, le nuvole fanno evaporare quei sogni e li inviano agli uomini, perché questi non possono vivere senza fantasticare di antichi e bizzarri segreti, e di conversazioni meravigliose scambiate di notte dai pianeti.

"La strana casa nella nebbia" (1926)
di Howard Phillips Lovecraft (1890 - 1937)

http://it.wikipedia.org/wiki/Howard_Phillips_Lovecraft

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19 marzo 2014

1 - Nel quale il lettore fa la conoscenza con un uomo pieno di umanità

Nell'avanzato pomeriggio di una rigida giornata di febbraio, due signori se ne stavano seduti a bere vino in una elegante sala da pranzo della città di P., nel Kentucky. Non era presente nessuno dei servi, e i due, avvicinate le sedie, sembravano infervorati a discutere con molto calore un affare importante. Per brevità abbiamo detto, più su, due signori. Dopo un attento esame, però, non si sarebbe detto che uno dei due rientrasse, a rigor di termini, in quella categoria.

"La capanna dello zio Tom" (1852)
di Harriet Beecher Stowe (1811 - 1896)

http://it.wikipedia.org/wiki/Harriet_Beecher_Stowe

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12 marzo 2014

Vita di Michelagnolo Buonarruoti fiorentino pittore scultore et architetto

Mentre gl'industriosi et egregii spiriti col lume del famosissimo Giotto e de' seguaci suoi si sforzavano dar saggio al mondo del valore che la benignità delle stelle e la proporzionata mistione degli umori aveva dato agli ingegni loro, e, desiderosi di imitare con la eccellenza dell'arte la grandezza della natura per venire il più ch'e' potevano a quella somma cognizione che molti chiamano intelligenza, universalmente, ancora che indarno, si affaticavano, il benignissimo Rettore del cielo volse clemente gli occhi alla terra, e veduta la vana infinità di tante fatiche, gli ardentissimi studii senza alcun frutto e la opinione prosuntuosa degli uomini, assai più lontana dal vero che le tenebre dalla luce, per cavarci di tanti errori si dispose mandare in terra uno spirito che universalmente in ciascheduna arte et in ogni professione fusse abile, operando per sé solo, a mostrare che cosa sia la perfezzione dell'arte del disegno nel lineare, dintornare, ombrare e lumeggiare, per dare rilèvo alle cose della pittura, e con retto giudizio operare nella scultura, e rendere le abitazioni commode e sicure, sane, allegre, proporzionate e ricche di varii ornamenti nell'architettura.

"Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri"
(1550)
di Giorgio Vasari (1511 - 1574)

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Vasari

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4 marzo 2014


Mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni. Per esempio, nella Settantesima Est c'è un edificio di pietra grigia dove, al principio della guerra, ho avuto il mio primo appartamento newyorchese. Era una stanza sola affollata di mobili di scarto, un divano e alcune poltrone paffute, ricoperte di quel particolare velluto rosso e pruriginoso che ricolleghiamo alle giornate d'afa in treno. Le pareti erano a stucco, di un colore che ricordava uno sputo tabaccoso. Dappertutto, perfino in bagno, c'erano stampe di rovine romane, molto vecchie e tempestate di puntolini scuri. L'unica finestra dava sulla scala di sicurezza. Ma, anche così, mi si rialzava il morale ogni volta che mi sentivo in tasca la chiave del mio appartamento; per triste che fosse, era un posto mio, il primo, e lì c'erano i miei libri, i barattoli pieni di matite da temperare, tutto quello che mi occorreva (o così almeno pensavo) per diventare lo scrittore che volevo diventare.

"Colazione da Tiffany" (1958)
di Truman Capote (1924 - 1984)

http://it.wikipedia.org/wiki/Truman_Capote
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18 febbraio 2014

PREMESSA
Questo libro racconta la storia di un ideale, l'ultimo in cui la nobiltà francese di Antico Regime si sarebbe riconosciuta interamente, l'ultimo che le avrebbe consentito di erigersi ancora una volta a emblema e modello di tutta la nazione. Un ideale di socievolezza sotto il segno dell'eleganza e della cortesia, che contrapponeva alla logica della forza e alla brutalità degli istinti un'arte di stare insieme basata sulla seduzione e sul piacere reciproco.

"La civiltà della conversazione" (2001)
di Benedetta Craveri (1942)

http://it.wikipedia.org/wiki/Benedetta_Craveri
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11 febbraio 2014

Al discreto lettore

Si promulgò a gli anni passati in Roma un salutifero editto, che, per ovviare a' pericolosi scandoli dell'età presente, imponeva opportuno silenzio all'opinione Pittagorica della mobilità della Terra. Non mancò chi temerariamente asserì, quel decreto essere stato parto non di giudizioso esame, ma di passione troppo poco informata, e si udirono querele che consultori totalmente inesperti delle osservazioni astronomiche non dovevano con proibizione repentina tarpar l'ale a gl'intelletti speculativi. Non poté tacer il mio zelo in udir la temerità di sì fatti lamenti. Giudicai, come pienamente instrutto di quella prudentissima determinazione, comparir publicamente nel teatro del mondo, come testimonio di sincera verità.

"Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" (1632)
di Galileo Galilei (1564 - 1642)

http://it.wikipedia.org/wiki/Galileo_Galilei
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27 gennaio 2014

Perché scrivere queste pagine? A cosa servono? Cosa ne so io stesso? È così sciocco, secondo me, andare a chiedere agli uomini il motivo di ciò che fanno e di ciò che scrivono. Voi stessi sapete perché avete aperto i miserabili fogli che la mano di un folle va tracciando? Un folle! È qualcosa che fa orrore. E voi, lettore, proprio voi, cosa siete? In quale categoria ti collochi? In quella degli sciocchi o in quella dei folli? Se ti fosse dato di scegliere, la tua vanità preferirebbe ancora la seconda condizione.

"Memorie di un folle" (1838)
di Gustave Flaubert (1821 - 1880)

http://it.wikipedia.org/wiki/Gustave_Flaubert _______________________________________________________
20 gennaio 2014

Tempi lunghi e cortili di casa

Tradizioni e neotradizioni
Che le tradizioni, le neotradizioni e i processi di risemantizzazione, di rifunzionalizzazione e d'invenzione che ne connotano il trascorrere al presente, soprattutto nella società complessa della modernità avanzata o della postmodernità, siano un fenomeno rilevante, tale da caratterizzare e condizionare l'individuo contemporaneo, è cosa ampiamente risaputa. Tutti i giorni vediamo sorgere davanti ai nostri occhi nuove feste, assistiamo a un vasto processo di medievalizzazione del tempo festivo delle campagne e delle città. Chi non ha una tradizione folklorica giunta da un passato più o meno lontano, s'ingegna a ritrovare almeno un presunto trascorso storico da consegnare, attraverso la teatralizzazione, a un improbabile e fugace mito.


"Cibo e rito" (2012)
di Piercarlo Grimaldi (1945)

http://www.unisg.it/docenti/piercarlo-grimaldi/
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13 gennaio 2014
 
All'alba di un mondo che speravamo nuovo, in un tempo difficile e duro, molte illusioni sono cadute, molte occasioni sfuggite perché i nostri legislatori hanno guardato al passato e hanno mancato di coerenza o di coraggio. L'Italia procede ancora nel compromesso, nei vecchi sistemi del trasformismo politico, del potere burocratico, delle grandi promesse, dei grandi piani e delle modeste realizzazioni. Riconosciamo francamente una mancanza di idee, una carenza di uomini, una crisi di partiti.

"Democrazia senza partiti" (1949)
di Adriano Olivetti (1901-1960)

http://it.wikipedia.org/wiki/Adriano_Olivetti
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8 gennaio 2014

Non è sempre che gli anni, passando, trascinino via con loro tutta la nostra vita e a poco a poco distruggano quanto le rimane di giovinezza. Passando, gli anni, a volte fanno anche il contrario: restituiscono una parte di vita, portano qualche regalo, concedono finalmente una libertà di parole: concedono cioè quel sollievo che possiamo provare raccontando a un amico una storia che nel ricordo ci tormentava ma su cui eravamo impegnati a mantenere il silenzio.

"La fine di Flok" (1967)
di Mario Soldati (1906 - 1999)

http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Soldati

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31 dicembre 2013

Il veto del figlio

Visti di dietro, i capelli erano castani, una meraviglia e un mistero. Sotto il cappello di castoro nero, sormontato dal ciuffo nero di penne, le lunghe ciocche intrecciate, ritorte e attorcigliate come i vimini di un paniere, offrivano un esempio raro, seppure alquanto barbarico, di arte ingegnosa. Si poteva capire che tali intrecciamenti e attorcigliamenti venissero congegnati per durare intatti un anno, o almeno un intero mese; ma che tutto ciò dovesse venir regolarmente demolito al momento di coricarsi, sembrava un inconsiderato sciupìo di buon lavoro.

"Piccole ironie della vita" (1894)
di Thomas Hardy (1840 - 1928)

http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Hardy

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23 dicembre 2013
 
Ma, sul serio, siamo in inverno adesso? Questa è la stagione del bigio, del bianco, dell'uggia, dello squallore, dei pattini, delle pellicce, delle ombrelle, degli scivoloni? La stagione delle campagne morte, dai cieli sonnolenti, dai paesaggi velati e spettrali, dai termometri irritati? Il calendario scherza! 

"L'estetica dell'inverno" (1916)
di Ernesto Ragazzoni (1870 - 1920)

http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Ragazzoni

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17 dicembre 2013

Henry trasalì, ma non fu del tutto sorpreso quando vide apparire il topo canterino nello studio. Dopotutto era un autore e illustratore di libri per bambini. Scriveva e disegnava storie che parlavano di orsi, maiali, paperi, cani, gatti, muli, asini, elefanti, volpi, squali, balene, aquile, gufi e topi parlanti e canterini, oltre che di tavoli e sedie e fiori chiacchierini e, una volta, di un'intera strada di villini signorili che di star fermi non ne volevano sapere. Fu in un villino come quelli, il suo, che il topo canterino si presentò a Henry.


"Ospiti inattesi" (2011)
di Jules Feiffer (1929)

http://en.wikipedia.org/wiki/Jules_Feiffer

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10 dicembre 2013

Lo strano mondo della grammatica
Le grammatiche su cui si studiano le lingue saranno utilissime per impararle, ma non altrettanto per la logica e il buon senso. Il che, tuttavia, non rappresenta un danno in ogni senso. Anzi potrebbe contribuire a dare ai rapporti fra le persone un carattere quanto mai spensierato e fantasioso che conferirebbe alla vita un aspetto dei più piacevoli.

"Manuale di conversazione" (1973)
di Achille Campanile (1900 - 1977)

http://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Campanile
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3 dicembre 2013

Un giorno, molto tempo fa, mi capitò sottomano una fotografia dell'ultimo fratello di Napoleone, Girolamo (1852). In quel momento, con uno stupore che da allora non ho mai potuto ridurre, mi dissi: "Sto vedendo gli occhi che hanno visto l'imperatore". A volte mi capitava di parlare di quello stupore, ma siccome nessuno sembrava condividerlo, e neppure comprenderlo (la vita è fatta di piccole solitudini), lo dimenticai". Il mio interesse per la Fotografia assunse così una coloritura culturale. 

"La camera chiara" (1980)
di Roland Barthes (1915 - 1980)

http://it.wikipedia.org/wiki/Roland_Barthes
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25 novembre 2013

In una delle stanze del Palazzo del Cardinale, che noi già conosciamo, vicini ad una tavola con gli angoli d'argento dorato, piena di carte e di libri, era seduto un uomo con la testa appoggiata sulle mani. Proprio dietro di lui era un vasto camino, rosso dal fuoco ed i cui tizzoni cadevano sopra larghi alari dorati. La luce di quel focolare schiariva di dietro le magnifiche vesti di quel meditabondo, illuminato davanti ad un candelabro carico di lumi. Al vedere quella zimarra rossa e quei vistosi merletti, al vedere quella fronte pallida curvata sotto la meditazione, la solitudine di quel gabinetto, il silenzio delle anticamere, i passi misurati della guardia sul pianerottolo si sarebbe potuto credere che l'ombra del cardinale Richelieu fosse ancora nella stanza.

"Vent'anni dopo" (1845)
di Alexandre Dumas (1802 - 1870)

http://it.wikipedia.org/wiki/Alexandre_Dumas_(padre)
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18 novembre 2013

C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere".  Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana.

"La luna e i falò" (1950)
di Cesare Pavese (1908 - 1950)

http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Pavese
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11 novembre 2013

Sono il serpente primevo, il Maligno, Satana. La Cabbala si riferisce a me come Samaele, e gli ebrei a volte si limitano a chiamarmi "quello". E' risaputo che mi piace combinare strani matrimoni, e deliziarmi di unioni sbagliate come quelle tra un vecchio e una fanciulla, tra una brutta vedova e un giovane nel fiore degli anni, tra uno storpio e una gran bellezza, tra un cantore e una sorda, tra una muta e un millantatore. Permettetemi di parlarvi di una di queste unioni "interessanti" che combinai a Kreshev, un villaggio sul fiume San; essa mi consentì di essere debitamente offensivo e mi offrì il destro di giocare uno di quei piccoli tiri che costringono a rinunciare sia a questo mondo sia all'altro in men che non si dica.

"La distruzione di Kreshev" (1961)
di Isaac Bashevis Singer (1904 - 1991)

http://it.wikipedia.org/wiki/Isaac_Bashevis_Singer
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5 novembre 2013

In mezzo alle montagne c'è il lago d'Orta. In mezzo al lago d'Orta, ma non proprio a metà, c'è l'isola di San Giulio. Sull'isola di San Giulio c'è la villa del barone Lamberto, un signore molto vecchio (ha novantatre anni), assai ricco (possiede ventiquattro banche in Italia, Svizzera, Hong Kong, Singapore, eccetera), sempre malato. Le sue malattie sono ventiquattro. Solo il maggiordomo Anselmo se le ricorda tutte. Le tiene elencate in ordine alfabetico in un piccolo taccuino: asma, arteriosclerosi, artrite, artrosi, bronchite cronica, e così avanti fino alla zeta di zoppía. Accanto a ogni malattia Anselmo ha annotato le medicine da prendere, a che ora del giorno e della notte, i cibi permessi e quelli vietati, le raccomandazioni dei dottori: "Stare attenti al sale, che fa aumentare la pressione", "Limitare lo zucchero, che non va d'accordo con il diabete", "Evitare le emozioni, le scale, le correnti d'aria, la pioggia, il sole e la luna".

"C'era due volte il barone Lamberto ovvero I misteri dell'isola di San Giulio" (1978)
di Gianni Rodari (1920 - 1980)

http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari

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29 ottobre 2013

Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti. Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non ci si sarebbe mai conosciuti così intimamente, Boris ed io, se non fosse stato per i pidocchi. Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice.

"Tropico del Cancro" (1934)
di Henry Miller (1891 - 1980)

http://it.wikipedia.org/wiki/Henry_Miller

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21 ottobre 2013

Ogni sera verso le cinque, faccia bel tempo o no, è mia abitudine andarmene a passeggio al Palais Royal. Sono io quel tale che vedete seduto, sempre solo, a fantasticare, sulla panchina del viale d'Argenson. È là che m'intrattengo con me stesso a ragionar di politica, d'amore, di teorie del gusto, di filosofia, e il mio spirito abbandonato a tutte le sue voglie, sa di poter seguire in pieno libertinaggio la prima idea che si presenta, saggia o matta che sia; così come i nostri giovani scapestrati dietro alle cortigiane, che li si vede per il viale di Foy seguirne una dall'aria svagata, bocca ridente, occhi lustri, naso all'insù, poi lasciar quella per un'altra e in fine abbordarle tutte e non tenersi ad alcuna.

"Il nipote di Rameau" (1762-1773)
di Denis Diderot (1713 - 1784)

http://it.wikipedia.org/wiki/Denis_Diderot

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14 ottobre 2013

Avevamo finito di cenare. Davanti a me, il mio amico, il banchiere, grande commerciante e monopolista ragguardevole, fumava come chi non pensa. La conversazione, che era andata morendo, tra di noi giaceva morta. Cercai di rianimarla, a caso, servendomi di un'idea che mi passò per la mente. Sorridendo, mi rivolsi a lui.
"Pensi: alcuni giorni fa mi hanno detto che lei un tempo è stato anarchico...".
"Non sono stato: sono stato e sono. Non sono cambiato a questo riguardo. Sono anarchico".


"Il banchiere anarchico" (1922)
di Fernando Pessoa (1888 - 1935)

http://it.wikipedia.org/wiki/Fernando_Pessoa
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7 ottobre 2013

Giuseppe, dinanzi al portone, trastullava il suo bambino, cullandolo sulle braccia, mostrandogli lo scudo marmoreo infisso al sommo dell'arco, la rastrelliera inchiodata sul muro del vestibolo dove, ai tempi antichi, i lanzi del principe appendevano le alabarde, quando s'udì e crebbe rapidamente il rumore d'una carrozza arrivante a tutta carriera; e prima ancora che egli avesse il tempo di voltarsi, un legnetto sul quale pareva fosse nevicato, dalla tanta polvere, e il cui cavallo era tutto spumante di sudore, entrò nella corte con assordante fracasso. Dall'arco del secondo cortile affacciaronsi servi e famigli: Baldassarre, il maestro di casa, schiuse la vetrata della loggia del secondo piano, intanto che Salvatore Cerra precipitavasi dalla carrozzella con una lettera in mano.
"Don Salvatore?... Che c'è?... Che novità?..."
Ma quegli fece col braccio un gesto disperato e salì le scale a quattro a quattro.


"I viceré" (1894)
 di Federico De Roberto (1861 - 1927)

http://it.wikipedia.org/wiki/Federico_De_Roberto
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17 settembre 2013

PROLOGO
"Mi porti un kirsch." Geo Chàvez stende le carte geografiche sul grande tavolo dell'albergo Terminus di Domodossola. È la sera di lunedì 19 settembre 1910 e da settimane sta studiando a fondo l'orografia e i venti delle valli circostanti. Conosce molti particolari di quelle zone come se avesse già visto dall'alto il percorso migliore. Ha deciso di tentare la trasvolata delle Alpi, da Briga a Milano, superando il passo del Sempione, accogliendo la sfida lanciata dal Touring Club e dal "Corriere della Sera".

"Le povere signore Gallardo" (2013)
di Mario Paternostro (1947)

https://twitter.com/Pater1947
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9 settembre 2013

Dalle creature più belle noi desideriamo discendenza, sí che la rosa della bellezza giammai non perisca; ma poiché, giunta a maturità, essa deve col tempo morire, possa il suo tenero erede perpetuarne la memoria. Tu, invece, sposato soltanto ai tuoi occhi lucenti, alimenti la fiamma della tua luce con la tua stessa sostanza, riducendo a penuria l'abbondanza, nemico a te medesimo, al tuo dolce te stesso troppo crudele.

"Sonetti" (1582 - 1608)
di William Shakespeare (1564 - 1616)

http://it.wikipedia.org/wiki/William_Shakespeare

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2 settembre 2013

Cosa c'è all'inizio di ogni storia? Una nascita

Ffff...ffff...fffffui! Io vengo dalle parti di via Nomentana, a Roma. Anzi, più esattamente, mia madre, che noi chiamavamo affettuosamente Momma, era della tribú di Villa Torlonia: gatti di tutte le dimensioni e di tutti i colori, grigi, rossi, marroni, violacei, a strisce o col manto unito, oppure neri, - neri come il carbone e con gli occhi verdi, anzi verdissimi, - come me. A Villa Torlonia, dove io non sono mai entrato, si stava bene, raccontava Momma: aria aperta, grandi spazi e molto cibo, perché le "gattare", lì, erano di casa. Ma a un certo punto la tribú era troppo cresciuta, e s'erano verificate liti e prepotenze e selvaggità indegne di gatti per bene.


"Storie di animali e altri viventi" (2005)
di Alberto Asor Rosa (1933)

http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Asor_Rosa

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26 agosto 2013

A Windsor quella sera c'era il banchetto ufficiale, e mentre il presidente francese si affiancava a Sua Maestà la famiglia reale si schierò alle loro spalle, e la processione si avviò lentamente verso la sala Waterloo.
"Adesso che possiamo parlarle a quattrocchi," disse la regina sorridendo a destra e a sinistra mentre avanzavano fra gli ospiti sfolgoranti "vorremmo tanto chiederle la sua opinione sullo scrittore Jean Genet".
"Ah" disse il presidente. "Oui".
La Marsigliese e l'inno nazionale li costrinsero a interrompersi, ma una volta seduti Sua Maestà riprese da dove era rimasta.
"Omosessuale e avanzo di galera... ma era davvero come l'hanno dipinto? E il suo talento" e sollevò il cucchiaio da consommé "era davvero così straordinario?".
Non essendo stato ragguagliato sul glabro drammaturgo e romanziere, il presidente si guardò attorno stravolto in cerca del ministro della Cultura. Ma costei era immersa in conversari con l'arcivescovo di Canterbury.
"Jean Genet," ripeté premurosa la regina "vous le connaissez?".
"Bien sûr" disse il presidente.
"Il nous intéresse" ribadì Sua Maestà.
"Vraiment?". Il presidente posò il cucchiaio. Lo attendeva una lunga serata.

"La sovrana lettrice" (2007)
di Alan Bennet (1934)

http://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Bennett
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19 agosto 2013

Nel secondo quarto della notte Ben-Atar, svegliato da una carezza, immagina in cuor suo che anche nel sonno la Prima Moglie non dimentichi di ringraziarlo del piacere donatole. Nell'oscurità che dolcemente lo avvolge accosta alla bocca la mano che lo accarezza per imprimervi ancora un bacio. Ma la ruvidezza della pelle e il calore irradiato verso le sue labbra lo rendono immediatamente consapevole dell'errore e con disgusto respinge la mano dello schiavo nero che, percependo la repulsione del padrone, scompare. E così com'è, nudo e pieno di sonno, Ben-Atar è di nuovo colto dall'apprensione per il viaggio. 

"Viaggio alla fine del millennio" (1997)
di Abraham Yehoshua (1936)

http://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_Yehoshua
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12 agosto 2013

Stanza degli orologi
anno 1533

Il mio segreto è una memoria che agisce a volte per terribilità. Isolata, immobile, sul punto di scattare, sto al centro di correnti vorticose che girano a spirali in questa stanza dove i miei cento orologi sgranano battiti diversi in diversi timbri. Se alzo il capo li vedo fiammeggiare, e ad ogni tocco di fuoco corrisponde un'immagine. Sempre sono trascinata fuori di me dalla tempesta di vivere. 

"Rinascimento privato" (1985)
di Maria Bellonci (1902 - 1986)

http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Bellonci
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5 agosto 2013

In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare in questo libello e se non tutte, almeno la loro sentenzia. 

"Vita Nova" (1292-1293)
di Dante Alighieri (1265-1321)

http://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Alighieri
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29 luglio 2013

Qualcuno sta sodo al macchione

Silenzio e nasi, da misurarsi a palmi. Di sicuro a Firenze. Se prestiamo credito a una lettera che Agnolo Bronzino, pittore, scrisse al dottissimo Varchi: "Questa mattina, accorrendomi andare per infino alle Stinche per mia faccende, fui chiamato da uno che dice avere per moglie una vostra, non so se disse nipote; e se bene io gli domandai del suo nome, cioè di lui, et egli me lo disse, me lo sono dimenticato. Basta che egli mi pregò che io vi facessi intendere come egli pregava V.S. che gli volesse mandare uno de' suoi giovani, al quale egli voleva dire alcune cose: credo perché ve le dicesse. E tanto per questa cosa sarei venuto in persona, come quello che senza questo ancora, desidero vedervi; ma non m'arrischio a tanto trambusto di me, e massimamente che pare che la disgrazia voglia che appunto quando io vo a vedere gli amici miei, non gli trovo in casa, et io mi rimango, come si dice, con tanto di naso."

"L'orologio di Pontormo" (2013)
di Salvatore Silvano Nigro 

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22 luglio 2013

"L'ultima cosa che si decide quando si scrive un libro" osserva Pascal "è che cosa mettere all'inizio". Così, dopo aver scritto, raccolto e ordinato queste strane storie, dopo aver scelto un titolo e due epigrafi, devo ora chiedermi che cosa ho fatto, e perché. La presenza di due epigrafi, per di più contrastanti, e il contrasto stesso che Ivy McKenzie stabilisce tra il medico e il naturalista, corrispondono a una certa duplicità che è in me.

"L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" (1986)
di Oliver Sacks (1933)

http://it.wikipedia.org/wiki/Oliver_Sacks
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15 luglio 2013

Ho cent'anni. Un secolo è un'eternità da vivere e, una volta che lo si è vissuto, un pensiero fugace dove tutto - gli esordi, la coscienza, l'invenzione e la disfatta - si rapprende in un'esperienza senza durata. Porto il lutto di un mondo e di coloro che l'hanno popolato. Sono l'unico superstite. Dio stesso sta morendo, e Satana non gli sopravvivrà. Questo antico desiderio d'assoluto, che mi ha sempre spinto ad agire, trova ora nell'inazione l'appagamento supremo, l'assoluto della solitudine. 


"Merlino" (1989)
di Michel Rio (1945)

http://en.wikipedia.org/wiki/Michel_Rio

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8 luglio 2013

In un borgo della Mancia, di cui non voglio ricordarmi il nome, non molto tempo fa viveva un gentiluomo di quelli con lancia nella rastrelliera, scudo antico, ronzino magro e can da séguito. Qualcosa in pentola, più spesso vacca che castrato, quasi tutte le sere gli avanzi del desinare in insalata, lenticchie il venerdì, un gingillo il sabato, un piccioncino ogni tanto in più la domenica, consumavano tre quarti delle sue rendite; il resto se ne andava tra una casacca di castoro con calzoni e scarpe di velluto per le feste, e un vestito di fustagno, ma del più fino, per tutti i giorni.

"Don Chisciotte della Mancia" (1605)
Miguel de Cervantes (1547 - 1616)

http://it.wikipedia.org/wiki/Miguel_de_Cervantes
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1 luglio 2013

Il mio interesse per la bici e il ciclismo è cominciato molto presto, certamente prima che avessi compiuto dieci anni, perchè la domanda di rito che rivolgevo a qualunque nuova persona che incontravo, sia che fosse un ragazzino come me o un amico dei miei era: "Sei per Binda o per Guerra?". Io ero per Binda. Questa fu la prima domanda che rivolsi anche ad Aldo, quando al giardino pubblico del Bobolino mi offrì di giocare con lui e i suoi amici, perchè io "avevo la palla" e potevamo fare un torneo. Allora avevo appena compiuto undici anni. Lui ne aveva tredici ed era per Guerra. Oggi io ne ho ottantanove e lui novantuno, ma giochiamo ancora insieme.

"La mia vita in bicicletta" (2011)
di Margherita Hack (1922 - 2013)

http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Hack
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24 giugno 2013

Jem, mio fratello, aveva quasi tredici anni all'epoca in cui si ruppe malamente il gomito sinistro. Quando guarì e gli passarono i timori di dover smettere di giocare a rugby, Jem non ci pensò quasi più. Il braccio sinistro gli era rimasto un po' più corto del destro; in piedi o camminando, il dorso della mano sinistra faceva un angolo retto con il corpo, e il pollice stava parallelo alla coscia, ma a Jem non importava un bel nulla: gli bastava poter continuare a giocare, poter passare o prendere il pallone al volo.

"Il buio oltre la siepe" (1960)
di Harper Lee (1926)

https://it.wikipedia.org/wiki/Harper_Lee

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17 giugno 2013

Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima. Quindici anni fa stavo tranquillo sul treno della vita, comodo, con i miei cari, le cose che conoscevo. All'improvviso Andrea mi scuote, mi rovescia le tasche, cambia le serrature delle porte. Tutto si confonde. Sono bastate poche parole: "Suo figlio probabilmente è autistico". La prima reazione è stata di incredulità: non è possibile, deve essere una diagnosi sbagliata. Poi ho cominciato a mettere insieme piccole cose, elementi che prima ritenevo insignificanti, e sbagliavo. Allora scoppia un uragano, due uragani, sette tifoni. Da quel momento sei nella bufera.

"Se ti abbraccio non avere paura" (2012)
di Fulvio Ervas (1955)

https://www.facebook.com/fulvio.ervas

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10 giugno 2013

Era l'ultimo ricevimento di lady Windermere, alla vigilia della primavera. Bentink House, più dell'usato, brulicava di visitatori. Sei membri del ministero eran venuti direttamente dopo l'udienza dello speaker, con tutti gli ordini e le decorazioni. Le belle donne indossavano i più eleganti costumi e, in fondo alla sala dei quadri, la principessa Sofia di Carlsrühe, grossa dama del tipo tartaro, con occhietti neri e stupendi smeraldi, parlava con voce stridente un pessimo francese e rideva senza ritegno di quanto le si dicesse. La società, certo, presentava uno strano miscuglio: superbe mogli di Pari e violenti radicali discorrevano insieme affabilmente: predicatori popolari e scettici famosi faceano gruppo.

"Il delitto di lord Arturo Savile" (1891)
di Oscar Wilde (1854 - 1900)

http://it.wikipedia.org/wiki/Oscar_Wilde

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3 giugno 2013

Oggi, in quest'isola, è accaduto un miracolo. L'estate è cominciata in anticipo. Ho messo il letto vicino alla piscina e ho fatto il bagno fino a tarda ora. Era impossibile dormire. Bastava restare fuori dalla piscina due o tre minuti perché l'acqua che doveva proteggermi dalla spaventosa calma si convertisse in sudore. All'alba mi svegliò un fotografo. Non potevo tornare al museo a prendere le mie cose. Fuggii per i dirupi. Ora sono nei bassi paludosi a sud dell'isola, tra piante acquatiche, indignato con le zanzare, immerso in ruscelli sporchi o nel mare fino alla cintura, e mi accorgo di avere anticipato assurdamente la mia fuga. Può darsi che quella gente non mi stia cercando; forse non mi hanno visto.

"L'invenzione di Morel" (1940)
di Adolfo Bioy Casares (1914-1999)

http://it.wikipedia.org/wiki/Adolfo_Bioy_Casares

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27 maggio 2013

Avuto dalla cassiera il resto alla sua moneta da cinque franchi, Georges Duroy uscì di trattoria. Sfoggiando il suo bel portamento, naturale in parte e in parte posa d'ex sottufficiale, spinse in fuori il petto, s'arricciò i baffi con gesto militaresco divenutogli abituale, e lanciò su quanti erano ancora a tavola una rapida occhiata avvolgente, una di quelle occhiate da bel giovanottone, gittate a tondo come il giacchio in mare. Le donne avevan sollevato il capo per guardarlo, tre ragazze di fabbrica, una maestra di pianoforte di mezza età, spettinata, trasandata, sempre col solito cappellino eternamente polveroso e il solito abito sbilenco, e due borghesucce con relativi mariti, abituali clienti della gargotta a prezzo fisso. 

"Bel Ami" (1885)
di Guy de Maupassant (1850 - 1893)

http://it.wikipedia.org/wiki/Guy_de_Maupassant

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20 maggio 2013

Quando Julius de Coster jr. si ubriaca al Petit Saint Georges, e l'impossibile infrange d'un tratto le dighe della vita quotidiana.

Per quel che riguarda personalmente Kees Popinga, si deve convenire che alle otto di sera c'era ancora tempo, perché a ogni buon conto il suo destino non era segnato. Ma tempo per che cosa? E poteva lui agire diversamente da come avrebbe poi agito, persuaso com'era che i suoi gesti non fossero più importanti di quelli di mille altri giorni del suo passato? Avrebbe scrollato le spalle se gli avessero detto che la sua vita sarebbe cambiata di punto in bianco, e che quella fotografia sulla credenza, che lo ritraeva in piedi fra i familiari, una mano distrattamente poggiata sulla spalliera di una sedia, sarebbe stata riprodotta da tutti i giornali d'Europa.

"L'uomo che guardava passare i treni" (1938)
di Georges Simenon (1903 - 1989)

http://it.wikipedia.org/wiki/Georges_Simenon
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13 maggio 2013

Il 15 maggio 1796 il general Bonaparte entrò a Milano alla testa del giovine esercito che aveva varcato il ponte di Lodi e mostrato al mondo come dopo tanti secoli Cesare e Alessandro avessero un successore. I miracoli d'ardimento e d'ingegno che l'Italia vide compiersi in pochi mesi risvegliarono un popolo addormentato: otto giorni avanti che i Francesi giungessero, i Milanesi li credevano un'accozzaglia di briganti usi a scappar di fronte alle truppe di Sua Maestà Imperiale e Reale, che questo diceva e ripeteva tre volte la settimana un giornalucolo grande come il palmo della mano e stampato su una sudicia carta.

"La Certosa di Parma"
(1839)
di Stendhal (1783 - 1842)

http://it.wikipedia.org/wiki/Stendhal
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6 maggio 2013

Quanto tempo durerà ancora? Guardiamo l'orologio... probabilmente non sta bene in un concerto così serio. Ma chi se n'accorge? Se qualcuno mi vede, vuol dire che è distratto quanto me, e di lui non ho bisogno di avere soggezione... Appena le dieci meno un quarto?... Mi sembra di star seduto qui da tre ore. È che non ci sono abituato... Che concerto è? Diamo un'occhiata al programma... Sì, giusto: oratorio? Credevo: messa... Musica del genere andrebbe eseguita solo in chiesa. La chiesa ha anche di buono che si può andar via in qualsiasi momento. - Avessi almeno un posto d'angolo! - Be', pazienza, pazienza! Anche gli oratorii finiscono! Forse è bellissimo ma io non sono nello stato d'animo adatto. E come potrei esserlo? Quando penso che son venuto qui per svagarmi... 

"Il sottotenente Gustl" (1900)
di Arthur Schnitzler (1862 - 1931)

http://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Schnitzler

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29 aprile 2013

Diario di Jonathan Harker
3 maggio, Bistritz. Lasciato Monaco alle 20.35 del primo maggio, arrivato a Vienna l'indomani mattina presto; sarei dovuto arrivare alle 6.46, ma il treno aveva un'ora di ritardo. Budapest sembra un posto meraviglioso, a giudicare dal poco che ho potuto vedere passeggiando nelle strade. Non volevo allontanarmi troppo dalla stazione perché eravamo arrivati in ritardo e saremmo ripartiti più presto possibile. L'impressione che ne ricavai fu di trovarmi al confine tra l'Occidente e l'Oriente: i più splendidi ponti occidentali sul Danubio, che qui raggiunge un'ampiezza e una profondità notevoli, ci portarono fra le tradizioni della dominazione turca.
Partimmo quasi in orario e arrivammo a Klausenburg dopo il tramonto. Trascorsi la notte all'Hotel Royal. Per pranzo, o meglio, per cena mangiai del pollo cucinato con pepe rosso, molto buono, ma mi lasciò una gran sete (
ricord.: procurare la ricetta per Mina). Il cameriere mi disse che si chiamava paprika hendl e che, poiché si tratta di un piatto nazionale, lo si trova ovunque nei Carpazi. La mia infarinatura di tedesco mi fu molto utile; anzi, non saprei come cavarmela se non l'avessi.

"Dracula" (1897)
di Bram Stoker (1847 - 1912)

http://it.wikipedia.org/wiki/Bram_Stoker
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22 aprile 2013

Il caposaldo
Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno dei bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò le sue settantadue bombarde. Prima che i russi attaccassero e pochi giorni dopo che si era arrivati si stava bene nel nostro caposaldo. Il nostro caposaldo era in un villaggio di pescatori in riva al Don nel paese dei cosacchi. Le postazioni e le trincee erano scavate nella scarpata che precipitava sul fiume gelato. Tanto a destra che a sinistra la scarpata declinava sino a diventare un lido coperto di erbe secche e di canneti che spuntavano ispidi tra la neve. Al di là di un lido, a destra, il caposaldo del Morbegno; al di là dell'altro, quello del tenente Cenci. Tra noi e Cenci, in una casa diroccata, la squadra del sergente Garrone con una pesante. Di fronte a noi, a meno di cinquanta metri, sull'altra riva del fiume, il caposaldo dei russi.

"Il sergente nella neve" (1953)
di Mario Rigoni Stern (1921 - 2008)

http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Rigoni_Stern
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15 aprile 2013

Mio padre aveva una piccola proprietà nel Nottinghamshire; ero il terzo di cinque figliuoli. Mi mandò quattordicenne all'Emanuel College di Cambridge, dove restai tre anni tutto dedito agli studi; ma poiché la spesa del mio mantenimento (sebbene fossi tenuto a stecchetto) superava le capacità del ristretto patrimonio, entrai come apprendista presso il signor James Bates, eminente chirurgo di Londra, col quale tirai innanzi per quattro anni. Di quando in quando mio padre mi mandava piccole somme di denaro: le spendevo tutte per imparare l'arte della navigazione, ed altri rami delle scienze matematiche, utili a coloro che vogliono darsi ai viaggi, ché il viaggiare ero persuaso dovesse o prima o poi diventare il mio destino.


"I viaggi di Gulliver" (1726)
di Jonathan Swift (1667 - 1745)

http://it.wikipedia.org/wiki/Jonathan_Swift
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8 aprile 2013

Prologo
Quasi una fantasia


Mulini del Po: si contano forse sulle dita, e ogni anno scemano, e per scoprirli bisogna andare apposta a cercarli, chi non percorra il fiume in barca. Tanto pochi, nella vastità molle e potente del fiume serpeggiante, li nascondono o li lasciano appena intravedere, qua un gomito, là un ciglio d'argine, altrove un lembo di golena boscosa, o le svolte della strada rivierasca. Sono scuri e frusti, e coll'aspetto cadente illustrano la disposizione del Genio Civile che ha segnato il destino di questi ultimi superstiti alla concorrenza molitoria: l'esercizio dei mulini natanti è concesso fino a consumazione. Intesa a tutelare i fondi e gli argini dai danni e dai pericoli del risucchio vario da essi prodotto, la disposizione è annosa; la concorrenza è vecchia, se non antica; son pur lenti e duri a consumarsi i superstiti!

"Il Mulino del Po" (1938)
di Riccardo Bacchelli (1891 - 1985)

http://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Bacchelli
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1 aprile 2013

La signora avrà avuto sessanta, sessantacinque anni. La guardavo, steso su una sdraio di fronte alla piscina di un circolo sportivo all'ultimo piano di un moderno edificio da dove, attraverso grandi finestre, si vede tutta Parigi. Aspettavo il professor Avenarius, con il quale mi incontro lì di tanto in tanto per fare due chiacchiere. Ma il professor Avenarius non arrivava e io osservavo la signora. Era sola nella piscina, immersa nell'acqua fino alla vita, lo sguardo rivolto in su verso il giovane aestro di nuoto in tuta che le stava insegnando a nuotare. Ora lei ascoltava le sue istruzioni: doveva aggrapparsi con le mani al bordo della piscina e inspirare ed espirare profondamente. Lo faceva con serietà, con impegno, ed era come se dal fondo delle acque risuonasse la voce di una vecchia locomotiva a vapore (quel suono idillico, oggi ormai dimenticato, che per coloro che non l'hanno conosciuto può essere descritto soltanto come il respiro di un'anziana signora che inspira ed espira forte vicino al bordo di una piscina). La guardavo affascinato. 

"L'immortalità" (1990)
di Milan Kundera (1929)

http://it.wikipedia.org/wiki/Milan_Kundera

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25 marzo 2013

Se mi accadrà di essere io stesso l'eroe della mia vita o se questa parte verrà sostenuta da qualche altro, lo diranno queste pagine. Per iniziare la mia vita proprio dal principio, ricorderò che nacqui (così mi hanno informato e così credo) un venerdì, a mezzanotte. Si notò che il pendolo prese a battere e io a strillare, simultaneamente.
Tenuto conto del giorno e dell'ora della mia nascita, la levatrice, e certe discrete comari del vicinato che s'erano vivamente interessate di me vari mesi prima che ci fosse possibilità alcuna che facessimo una personale conoscenza, dichiararono - primo - ch'ero destinato nella mia vita alla sventura, e - secondo - che avevo la prerogativa di vedere fantasmi e spiriti: doni questi, l'uno e l'altro, che vanno inevitabilmente legati, com'esse credevano, a tutti gli infelici pargoli dell'uno e dell'altro sesso che nascono nelle ore piccole della notte del venerdì.


"David Copperfield" (1849)
di Charles Dickens (1812 - 1870)

http://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Dickens
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11 marzo 2013

Sì, tutto potrebbe iniziare così, qui, in questo modo, una maniera un po' pesante e lenta, nel luogo neutro che appartiene a tutti e a nessuno, dove la gente s'incontra quasi senza vedersi, in cui la vita dell'edificio si ripercuote, lontana e regolare. Di quello che succede dietro le pesanti porte degli appartamenti, spesso se non sempre si avvertono solo quegli echi esplosi, quei brani, quei brandelli, quegli schizzi, quegli abbozzi, quegl'incidenti o accidenti che si svolgono in quelle che si chiamano le parti comuni, i piccoli rumori felpati che la passatoia di lana rossa attutisce, gli embrioni di vita comunitaria che sempre si fermano sul pianerottolo. Gli abitanti di uno stesso edificio vivono a pochi centimetri di distanza, separati da un semplice tramezzo, e condividono gli stessi spazi ripetuti di piano in piano, fanno gli stessi gesti nello stesso tempo, aprire il rubinetto, tirare la catena dello sciacquone, accendere la luce, preparare la tavola, qualche decina di esistenze simultanee che si ripetono da un piano all'altro, da un edificio all'altro, da una via all'altra. 

"La vita istruzioni per l'uso" (1978)
di Georges Perec (1936 - 1982)

http://it.wikipedia.org/wiki/Georges_Perec
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4 marzo 2013

Ricordo di aver letto, in qualche vecchia rivista o giornale, la storia, data per vera, di un uomo - chiamiamolo Wakefield - che si assentò per un lungo periodo di tempo dalla moglie. Presentato così in astratto, il fatto non è così raro, né - senza vagliare in modo appropriato le circostanze - condannabile come moralmente riprovevole o assurdo. Lungi comunque dall'essere tra i casi più esasperati, questo è forse l'esempio più peculiare mai documentato di inadempienza coniugale, e per di più anomalo come se ne trovano pochi nell'intera lista delle umane bizzarrie. La coppia, marito e moglie, viveva a Londra. Col pretesto di partire per un viaggio, l'uomo prese alloggio nella strada parallela a quella di casa sua, e là, all'insaputa sia della moglie sia degli amici, e senza ombra di ragione per tale auto-esilio, dimorò per oltre vent'anni. In tale periodo egli vide ogni giorno la sua casa, e piuttosto spesso la derelitta signora Wafefield. E dopo una lacuna di tale portata nella sua riuscita vita matrimoniale - quando la sua morte era data per certa, il patrimonio assegnato agli eredi, il suo nome destituito dalla memoria, e sua moglie ormai da lungo tempo rassegnata ad autunnale vedovanza - una sera, senza scalpore, come fosse rimasto via soltanto una giornata, entrò dalla porta e fu sposo affettuoso fino alla morte. 

"Wakefield" (1837)
di Nathaniel Hawthorne (1804 - 1864)

http://it.wikipedia.org/wiki/Nathaniel_Hawthorne


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25 febbraio 2013

La strada maestra
Enrico-Massimiliano Ligre procedeva a piccole tappe sulla via di Parigi. Dei contrasti che opponevano il Re all'Imperatore, ignorava tutto. Sapeva solamente che la pace conclusa da qualche mese si sfilacciava già come un abito indossato troppo a lungo. Non era un segreto per nessuno che Francesco di Valois persisteva nell'adocchiare il Milanese come un amante sfortunato la sua bella; si sapeva da fonte sicura che si adoprava in silenzio a equipaggiare e adunare su i confini del duca di Savoia truppe nuove, per mandarle a raccattare a Pavia gli speroni che vi aveva perduti. Alternando a frammenti di Virgilio gli scarni racconti di viaggio di suo padre banchiere, al di là dei monti corazzati di ghiaccio Enrico-Massimiliano si figurava file di cavalieri scendere verso vasti paesi, ridenti e fertili come una visione: pianure rossastre, sorgenti gorgoglianti ove si abbeveravano bianche mandrie, città cesellate come scrigni, traboccanti d'oro, di spezie e di corami, opulente come empori, maestose come chiese; giardini popolati di statue, sale colme di manoscritti rari; donne in vesti seriche, affabili col grande capitano; ogni sorta di raffinatezze nelle vivande e nel vizio, e, su tavole di argento massiccio, in caraffe di vetro veneziano, lo splendore pastoso della Malvasia.


"L'opera al nero" (1968)
di Marguerite Yourcenar (1903 - 1987)

http://it.wikipedia.org/wiki/Marguerite_Yourcenar
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18 febbraio 2013

PROLOGO
21 febbraio 1950

Un motel abbandonato ai piedi delle colline di San Berdoo. Quando Buzz Meeks arrivò, aveva con sé novantaquattromila dollari, nove chili d'eroina pura, un fucile a pompa calibro 12, una 38 special, una 45 automatica e un coltello a serramanico che aveva comprato da un pachuco alla frontiera, un momento prima di accorgersi dell'auto parcheggiata proprio sulla linea di confine: gli scagnozzi di Mickey Cohen in una macchina senza insegne della polizia di Los Angeles, e lì accanto in piedi un paio di poliziotti di Tijuana, pronti ad alleggerirgli le tasche e a scaraventarlo nel fiume San Ysidro.
Stava scappando da una settimana. Aveva speso cinquantaseimila dollari per restare vivo: auto e rifugi sicuri da quattro-cinquemila a notte. Erano tariffe ad alto rischio: i padroni di casa sapevano che Mickey C. gli stava alle costole perché gli aveva soffiato una quantità di roba durante un summit del racket per il controllo del giro, oltre ad avergli fregato la donna, e che la polizia di Los Angeles lo cercava perché aveva ucciso uno dei loro.


"L.A. Confidential" (1990)
di James Ellroy (1948)

http://it.wikipedia.org/wiki/James_Ellroy

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11 febbraio 2013

Fallimento per fallimento, cercare di rievocare il passato è come tentare di afferrare il significato dell'esistenza. In entrambi i casi ci si sente come un bambino che voglia stringere un pallone da basket: le palme continuano a scivolare via. Io mi ricordo piuttosto poco della mia vita, e ciò che ricordo non ha questo gran valore. Quasi tutti i pensieri che ricordo di aver trovato interessanti devono il loro significato al periodo particolare in cui si presentarono. Negli altri casi si tratta senza dubbio di pensieri che qualcun altro ha espresso molto meglio.

"Fuga da Bisanzio" (1986)
di Josif Brodskij (1940 - 1996)

http://it.wikipedia.org/wiki/Josif_Aleksandrovic_Brodskij
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4 febbraio 2013

Io, a questa storia, non ci credo. Sei persone sono convinte che sia vera, e sperano tutte quante di convincersi che si sia trattato di un'allucinazione. Il loro guaio è che sono in sei. Ciascuno, preso a sé stante, si rende benissimo conto che non può essere accaduta. Purtroppo, sono intimi amici e non possono ignorarsi a vicenda; e quando si incontrano e si guardano negli occhi l'un l'altro la cosa prende di nuovo forma.

"Lo scherzo del filosofo" (1885)
di Jerome K. Jerome (1859 - 1927)

http://it.wikipedia.org/wiki/Jerome_Klapka_Jerome
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28 gennaio 2013

Avvertenza
Mi trovavo all'assedio di Saragozza come ufficiale dell'esercito francese. Alcuni giorni dopo la presa della città, essendomi spinto in un luogo un po' fuori mano, scorsi una casetta di belle  proporzioni in cui, almeno in un primo tempo, credetti che nessun francese avesse ancora messo piede. Mi venne la curiosità di entrare. Bussai alla porta ma mi accorsi che non era chiusa. La spinsi e entrai. Provai a chiamare, a cercare qualcuno, ma invano. Mi parve che fosse già stato portato via tutto quello che poteva avere un certo valore; sui tavoli e nei mobili non restavano che oggetti di poca importanza. Scorsi soltanto in un angolo, per terra, parecchi quaderni scritti. Diedi un'occhiata a quello che contenevano. Si trattava di un manoscritto spagnolo; benché conoscessi molto poco la lingua, ne sapevo tuttavia abbastanza per capire che quel libro poteva essere divertente: vi si parlava di briganti, di spettri, di cabalisti, e niente era più adatto a distrarmi dalle fatiche della campagna militare quanto la lettura di un romanzo bizzarro. Convinto che quel libro non sarebbe mai più tornato al suo legittimo proprietario, non esitai a impadronirmene.


"Manoscritto trovato a Saragozza" (1805)
di Jan Potocki (1761 - 1815)

http://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Potocki
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21 gennaio 2013

La signora Lolotta, vedova da parecchi anni del signor Lolotta, viveva in un quartiere solitario della città di Bamba. Vestita di Marrone con un collarino grigio, i giorni di festa cambiava il collarino.
Una volta veniva a trovarla il signor Ribontis, che aveva udito nelle desolate foreste dell'Usanda le ultime parole del signor Lolotta morto durante una caccia alla tigre, e da lui essa amava farsi ripetere sovente il racconto della scena finale. "Non fiori ma opere di bene", aveva detto spirando il signor Lolotta. Il signor Ribontis era balbuziente: "Non fiori ma opere di be be, di be be, di be be..." diceva: finì col non aver più coraggio di presentarsi alla signora Lolotta che perdette in tal modo anche il suo conforto.


"Totò il buono" (1943)
di Cesare Zavattini (1902 - 1989)

http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Zavattini
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14 gennaio 2013

Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l'idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d'errore, di fronte a una personalità indimenticabile.

"L'uomo che piantava gli alberi" (1953)
di Jean Giono (1895 - 1970)

http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Giono
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7 gennaio 2013

Sono negro, ma sono re. Forse un giorno farò scrivere sul timpano del mio palazzo questa parafrasi del canto della Sulamita: Nigra sum, sed formosa. Per un uomo, infatti, esiste bellezza maggiore della corona regale? Per me si trattava di una certezza così radicata che non ci pensavo nemmeno. Fino al giorno in cui la biondezza ha fatto irruzione nella mia vita...
Tutto è cominciato al tempo dell'ultima luna d'inverno con un avvertimento assai confuso del mio primo astrologo, Barka Mai. Un uomo onesto e scrupoloso la cui scienza m'ispira fiducia nella misura in cui lui stesso ne diffida.


"Gaspare, Melchiorre e Badassarre" (1980)
di Michel Tournier (1924)

http://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Tournier
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31 dicembre 2012

C'è una sola stella in cielo, per il resto nuvolaglia. Presto sparirà anche quella sola. Però non dà l'idea di voler piovere o nevicare. Il Pianista scende dal treno che proviene da Sondrio. Una volta sul marciapiede guarda in su. Solo allora si rende conto che c'è un'unica stella in cielo e per il resto nuvolaglia. Per lui fa lo stesso. L'importante è che ci sia in giro gente, bordello, confusione. E' la sera del 5 gennaio 1966, festa dei Re Magi a Bellano. Fiere, feste di paese sono il suo pane. E' lì per quello. Mica per la festa. Per il bordello, la confusione. La possibilità di rubare qualcosa: portafogli, orologi, magari un motorino, vedrà. Lo chiamano Pianista per via delle mani magre, le dita affusolate. Il resto, la scogliosi, il naso a becco, i capelli neri lunghi e unti, non contano. Un ladro si misura dalla mani. 

"Pianoforte vendesi" (2009)
di Andrea Vitali (1956)

http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Vitali
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24 dicembre 2012

Tetro e ogivale è l'antico palazzo dei vescovi, stillante salnitro dai muri, rimanerci è un supplizio nelle notti d'inverno. E l'adiacente cattedrale è immensa, a girarla tutta non basta una vita, e c'è un tale intrico di cappelle e sacrestie che, dopo secoli di abbandono, ne sono rimaste alcune pressoché inesplorate. Che farà la sera di Natale - ci si domanda - lo scarno arcivescovo tutto solo, mentre la città è in festa? Come potrà vincere la malinconia? Tutti hanno una consolazione: il bimbo ha il treno e pinocchio, la sorellina ha la bambola, la mamma ha i figli intorno a sé, il malato una nuova speranza, il vecchio scapolo il compagno di dissipazioni, i1 carcerato la voce di un altro dalla cella vicina. Come farà l'arcivescovo? 

"Racconto di Natale" (1958)
di Dino Buzzati (1906 - 1972)

http://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Buzzati
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17 dicembre 2012

In una caverna sotterranea viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.
Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite.


"Lo Hobbit" (1937)
di John Ronald Reuel Tolkien (1892 - 1973)

http://it.wikipedia.org/wiki/John_Ronald_Reuel_Tolkien

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10 dicembre 2012

Risotto e tartufi.
Soffiava sul lago una
breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan le barche incatenate, mostravano qua e là, sino all'opposta sponda austera del Doi, un lingueggiar di spume bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte di Caprino usciva il primo fumo di pioggia. Pasotti, in soprabito nero di cerimonia, col cappello a staio in testa e la grossa mazza di bambù in mano, camminava nervoso per la riva, guardava di qua, guardava di là, si fermava a picchiar forte la mazza a terra, chiamando quell'asino di barcaiuolo che non compariva.

"Piccolo mondo antico" (1895)
di Antonio Fogazzaro (1842 - 1911)

http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Fogazzaro

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3 dicembre 2012

La mattina del 10 giugno 1929, nei pressi della città di P., il tredicenne Francesco R., oriundo milanese, trovata una bicicletta incustodita davanti al cancello del signor Luigi, la inforcava. Compiuta una piacevole lunga passeggiata, il promettente giovanetto, rintracciato, restituiva il velocipede ricevendo in compenso una non trascurabile quantità di scapaccioni. Il fatto, in sé stesso, pur considerando che la bicicletta apparteneva all'autore, rimane nei limiti di interesse della cronaca e la sua citazione non troverebbe ragione d'essere qualora il fatto stesso non fosse strettissimamente legato allo spunto iniziale della presente storia.

"La scoperta di Milano" (1941)
di Giovannino Guareschi (1908 - 1968)

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovannino_Guareschi

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26 novembre 2012

Secondo ragione, dovrei ritenere d'esser morto; e tuttavia non ho memoria di quella lancinante decomposizione, l'opaca decadenza corporale, né delle smanie interiori, terrori e speranze, che dicono accompagnino il percorso verso la morte; ma sì rammento una tal quale aridità e del corpo e della mente; una neghittosità taciturna, un continuato distogliermi da pensieri gravi, per indugiare su immagini tra povere e sordide, quasi giocherellassi con le sfrangiate nappe dei miei terrori.

"Dall'inferno" (1985)
di Giorgio Manganelli (1922 - 1990)

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Manganelli

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19 novembre 2012

C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano mastro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.


"Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" (1883)
di Carlo Collodi (1826 - 1890)

http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Collodi
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12 novembre 2012

15 novembre 1700, mezzanotte

Il rumore dei passi di una piccola folla - parrucche, spade, tacchi rossi - che indossa il cappello e si allontana dalla stanza del Re e dalla Grande Galleria e si dirige verso le anticamere.
"Signori, prego".
Rumore di chiacchiere sommesse nello scendere per la scala della Regina. Un solo argomento di conversazione tra questi cortigiani privilegiati: quale sarà la decisione del Re?
Hanno assistito al Coucher del Re e tornano ai loro appartamenti di servizio o di favore, o ai loro palazzi a Parigi o a Versailles.


"La giornata di Luigi XIV" (2003)
di Béatrix Saule (1950)

http://fr.wikipedia.org/wiki/Béatrix_Saule
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5 novembre 2012

Caltignaga, Caltignaga! Chi discende?
Sor Gaudenzio sporse il capo dallo sportello, ma il treno si era già rimesso in moto, e vide solo il campanile del villaggio che scappava come un disperato in mezzo ad un campo di meliga.
Rincantucciò, e si diede ad osservare i suoi compagni di viaggio.
Di fronte aveva un giovanone grasso, panciuto, che sgnuccava in una sonnolenza affannosa, tormentato dalle mosche che gli passeggiavano sul volto sudato. Per salvare il solino dalle irrigazioni della faccia si era legato il fazzoletto a mo' di tovagliolo sotto le salsicce cascanti della pappagorgia.
Russava, sbuffava, socchiudeva talvolta gli occhietti imbenzoiti, e poi tornava a ronfiare. Dalla padronanza che aveva, dal disdegno che mostrava per gli altri, dall'eleganza variopinta e sguaiata del vestiario, si indovinava il commesso viaggiatore di una casa in auge.


"Alpinisti ciabattoni" (1888)
di Achille Giovanni Cagna (1847 - 1931)

http://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Giovanni_Cagna
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29 ottobre 2012

Alla fine del diciannovesimo secolo nessuno avrebbe creduto che le cose della Terra fossero acutamente e attentamente osservate da intelligenze superiori a quelle degli uomini e tuttavia, come queste, mortali; che l'umanità intenta alle proprie faccende venisse scrutata e studiata, quasi forse con la stessa minuzia con cui un uomo potrebbe scrutare al microscopio le creature effimere che brulicano e si moltiplicano in una goccia d'acqua. Gli uomini, infinitamente soddisfatti di se stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d'esser padroni della materia. Non è escluso che i microbi sotto il microscopio facciano lo stesso.

"La guerra dei mondi" (1897)
di Herbert George Wells (1866 - 1946)

http://it.wikipedia.org/wiki/Herbert_George_Wells
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22 ottobre 2012

Solo i giovani hanno momenti simili. Non penso ai giovanissimi. No, i giovanissimi, propriamente parlando, non hanno momenti. È privilegio della prima giovinezza vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta la bella continuità di speranze che non conosce pause o introspezioni.
Si chiude dietro di noi il cancelletto della pura fanciullezza - e ci si addentra in un giardino incantato. Persino le ombre vi risplendono promettenti. Ogni svolta del sentiero è piena di seduzioni. E questo non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l'umanità ha già percorso questa strada. È il fascino dell'esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione particolare e personale - un po' di noi stessi.


"La linea d'ombra" (1917)
di Joseph Conrad (1857 - 1924)

http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Conrad
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15 ottobre 2012

U-u-u-u-u-u-hu-hu-huu!... guardatemi, muoio. E il mio ululato si confonde con quello della tormenta che così, attraverso il portone, mi canta la sua messa da morto. È finita per me, proprio finita. Un individuo schifoso, con quel suo lurido berretto, il cuoco della mensa per l'alimentazione normale degli impiegati del Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, si è preso il gusto di sbattermi addosso una pentola d'acqua bollente e mi ha mandato in malora il fianco sinistro. Brutta carogna! E sì ch'è un proletario!... Santissimo Iddio, che male mi fa! Quell'acqua diabolica m'ha lessato la carne fino all'osso, e ho un bell'ululare, tanto non serve a nulla!

"Cuore di cane" (1928)
di Michail Bulgakov (1891 - 1940)

http://it.wikipedia.org/wiki/Michail_Bulgakov
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8 ottobre 2012

Prologo

Non so se mi crederete. Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l'altra metà a credere in ciò che altri deridono.
Camminavo una notte in riva al mare di Brigantes, dove le case sembrano navi affondate, immerse nella nebbia e nei vapori marini, e il vento dà ai rami degli oleandri lente movenze di alga.
Non so dire se cercassi qualcosa, o se fossi inseguito: ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice.
Improvvisamente dal sipario del buio uscì un vecchio elegante, vestito di nero, con una gardenia all'occhiello, e passandomi vicino si inchinò leggermente. Mi misi a seguirlo incuriosito. Andavo di buon passo ma faticavo a stargli dietro, perché sembrava che procedesse volando a un palmo da terra, e i suoi piedi non facevano rumore sul legno umido del molo.
Il vecchio si fermò un attimo, tracciando in aria gesti con cui sembrava calcolare la posizione delle stelle. Poi annuì con la testa e prese a discendere una scaletta che dal molo calava nelle acque scure.


"Il bar sotto il mare" (1987)
di Stefano Benni (1947)

http://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Benni
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1 ottobre 2012

La banana

Noi siamo quelli della banana.
Abbiamo, miracolosamente, e di poco, evitato le fasce, quel sistema ignobile di costrizione che voleva tutti gli infanti trasformati in mummie egizie, ma l'infame banana no, non siamo riusciti a evitarla. Appena nati, innocenti, incolpevoli, hanno preso i nostri primi e scarsi capelli e li hanno foggiati in modo che, sulla fronte, emergesse un ricciolone enorme e cavo, un vezzo al quale in nessun modo potevamo ribellarci, una specie di grottesco cannolo che sovrastava i nostri occhi, da poco spalancati sul mondo. Non solo ai maschi è stata imposta tale umiliazione, alla quale evidentemente era impossibile opporsi, ma anche alle femmine toccò questa triste sorte - in più, per loro, con l'aggravante di un lezioso fìocchetto, una piccola farfalletta di stoffa a coronamento del tutto.


"Dizionario delle cose perdute"
(2012)
di Francesco Guccini (1940)

http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Guccini
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24 settembre 2012

Il ragionamento, dice Schopenhauer, ha natura femminile: può dare soltanto dopo aver ricevuto. Se non ha informazioni su quanto sta accadendo nel tempo e nello spazio, il cervello non è in gradio di ragionare. Tuttavia, se i rispecchiamenti puramente sensoriali delle cose e degli eventi del mondo esterno occupassero la mente restando allo stato grezzo, l'informazione risulterebbe ben poco utile. L'infinito spettacolo di particolari sempre nuovi potrebbero stimolarci, ma non istruirci. Nulla di quanto possiamo apprendere circa una singola cosa ha utilità, se non troviamo la generalità entro il particolare. Evidentemente dunque la mente, per poter misurarsi col mondo, deve adempiere a due funzioni. Deve raccogliere l'informazione, e deve elaborarla.

"Il pensiero visivo" (1969)
di Rudolph Arnheim (1904 - 2007)

http://it.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Arnheim
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17 settembre 2012

Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come mai questo animale prodigioso ha risalito l'Adriatico ed è venuto a rintanarsi proprio qui? Poteva scorrazzare ancora, fare scalo un po' dappertutto, secondo l'estro; migrare, viaggiare, spassarsela come le è sempre piaciuto: questo fine settimana in Dalmazia, dopodomani a Istanbul, l' estate prossima a Cipro. Se si è ancorata da queste parti, un motivo ci deve essere. I salmoni si sfiancano controcorrente, si arrampicano sulle cascate per andare a fare l'amore in montagna. Balene, sirene e polene vanno a morire nel mar dei Sargassi.

"Venezia è un pesce" (2000)
di Tiziano Scarpa (1963)

http://it.wikipedia.org/wiki/Tiziano_Scarpa
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10 settembre 2012

Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente.
"Quando ti vien voglia di criticare qualcuno" mi disse "ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu."
Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto di più di questo. Perciò ho la tendenza a evitare ogni giudizio, una abitudine che oltre a rivelarmi molti caratteri strani mi ha anche reso vittima di non pochi scocciatori inveterati.


"Il grande Gatsby" (1925)
di Francis Scott Fitzgerald (1896-1940)

http://it.wikipedia.org/wiki/Francis_Scott_Fitzgerald
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3 settembre 2012

- Che tramonto bello! - fece il maresciallo Corbo scostando per un attimo il fazzoletto che teneva premuto sul naso. - Ce ne sono, dalle parti tue, tramonti così?
Il carabiniere Tognin avrebbe voluto rispondere di sì a parole, dire che dalle parti sue forse ce n'erano di meglio, ma era di Venezia, a certi spettacoli non era ancora abituato e sentiva di tanto in tanto uno strizzone di vomito che gli contraeva lo stomaco. Fece solo un cenno affermativo con la testa. Effettivamente il tramonto era da godersi. Lontano, a ponente, verso il mare distante qualche chilometro, la sagoma frastagliata di Capo Rossello spiccava controluce, scura, sullo specchio calmo, arrossato, mentre da levante carriche nuvole d'acqua arrancavano verso il paese appena visibile ai piedi della collina sulla quale loro si trovavano. Un contrasto netto, tagliato col coltello, che aumentava il disagio di Tognin abituato a un paesaggio più morbido e pacifico. L'omaggio alla poesia era costato a Corbo una smorfia di schifìo per la densa zaffata che gli si era subito attaccata alle narici: a settembre, in Sicilia, il sole batte ancora forte.


"Il corso delle cose" (1978)
di Andrea Camilleri (1925)

http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Camilleri
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27 agosto 2012

Le facoltà mentali descritte come analitiche sono a loro volta difficilmente analizzabili a fondo. Ne constatiamo l'efficacia, non altro. Sappiamo che per coloro che ne sono dotati, purché in forma estremamente acuta, sono fonte del piú alacre godimento. Come l'uomo gagliardo gode della propria prestanza fisica e si diletta di quelle imprese che impegnano i suoi muscoli, allo stesso modo l'analista si compiace di quella attività mentale che risolve. Trae diletto anche da compiti da poco che esigano l'esercizio dei suoi talenti. Si invaghisce degli enigmi, dei rebus, degli ieroglifici; perviene alle soluzioni facendo mostra di un acumen che alla intelligenza comune appare piú che naturale. I risultati che consegue in obbedienza all'intimo spirito ed all'essenza del metodo hanno, in verità, l'aspetto dell'intuizione.

"Gli omicidi della Rue Morgue" (1841)
di Edgar Allan Poe (1809 - 1849)

http://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Allan_Poe
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20 agosto 2012

Prologo
Favorite immaginare

È la città più famosa della terra, e appartiene quindi a tutti quanti, e a tutti i tempi. Dovete edificarvela da voi. Drizzatela su di un pendío rupestre, sopra uno stretto di acqua verde e gorgogliante. Stendeteci sopra il vostro cielo favorito; fornitela degli uccelli e dei fiori, dei suoni e dei sentori, che vi sono più familiari. Per un istante, fermatevi alle cose essenziali: la vasta freschezza dell'aria aprica, l'alito del pino, della felce e del cedro, la smagliante distesa azzurra del mare lontano, la serpe sul sasso ancor tepido nel crepuscolo. Quanti milioni d'anni essa ha impiegati per riprodurre nelle sue squame quel ricamo di lichene? Che importa il tempo alla serpe?


"Il Cavallo di Troia" (1937)
di Christopher Morley (1890 - 1957)

http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Morley
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13 agosto 2012

Quando cominci a ciondolarti sulle gambe, quando ti accendi un'altra sigaretta per far passare altri cinque minuti anche se hai la gola che ti brucia e la bocca talmente impastata da credere di aver mangiato un copertone, così anche gli altri se ne accendono una e si sta lì ancora un po', insomma quando è così è veramente ora di andare a letto.
Erano le quattro e dieci di mattina, in pieno agosto, e tre ragazzi stavano in piedi accanto a una Micra verde. Avevano bevuto tutti più dello stretto necessario, il proprietario della Micra più degli altri. Altri che ora stavano cercando di convincerlo a non guidare.
- Ti porto a casa io, scusa - diceva il più basso dei tre, che aveva i capelli rasati dappertutto tranne che sulla sommità del cranio, cosa che gli conferiva un aspetto da palma. - Lasci la macchina qui e ti ci porto io.
Il secondo tentava di negare. Era appena uscito di discoteca e oltre all'alcolemia da disoccupato russo aveva la testa tutta piena di lucine che gli rendevano difficile pensare, ma opponeva comunque le sue ragioni.


"La briscola a cinque" (2007)
di Marco Malvaldi (1974)

http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Malvaldi

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6 agosto 2012

Capitolo primo
Io sono il morto

Adesso io sono un morto, un cadavere in fondo a un pozzo. Ho esalato l'ultimo respiro ormai da tempo, il mio cuore si è fermato, ma, a parte quel vigliacco del mio assassino, nessuno sa cosa mi sia successo. Lui, il disgraziato schifoso, per essere sicuro di avermi ucciso ha ascoltato il mio respiro, ha tastato il mio polso, mi ha dato un calcio nel fianco, mi ha portato al pozzo e mi ha preso in braccio per poi buttarmici dentro. La testa me l'aveva già spaccata a colpi di pietra, e cadendo nel pozzo è andata in pezzi, la mia faccia, la fronte e le guance, è rimasta schiacciata, è scomparsa, le ossa si sono spezzate, la bocca si è riempita di sangue.

"Il mio nome è Rosso" (1998)
di Orhan Pamuk (1952)


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30 luglio 2012

Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.
Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire.
Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare.


"Kitchen" (1988)
di Banana Yoshimoto (1964)

http://it.wikipedia.org/wiki/Banana_Yoshimoto
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23 luglio 2012

Un giorno, disperato perché ogni lavoro era del tutto incapace di soddisfarmi, divenni giornalista. Non appartenevo alla generazione di persone che inaugurano e concludono la pubertà scrivendo versi. E neanche a quella più recente ancora, che raggiunge la maturità sessuale con il calcio, lo sci e il pugilato. Sapevo solo pedalare su una modesta bicicletta con il contropedale, e il mio talento letterario non andava al di là di un diario nel quale scrivevo alcuni circostanziati appunti.
Ho sempre avuto poco cuore. Da quando sono in grado di pensare, penso in modo spietato.

"Le città bianche" (1925)
di Joseph Roth (1894 - 1939)

http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Roth
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16 luglio 2012 

Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione.
Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la maggior parte dei suoi abitanti era afflitta da una quasi costante infelicità.


"Guida galattica per gli autostoppisti" (1979)
di Douglas Adams (1952 - 2001)

http://it.wikipedia.org/wiki/Douglas_Adams
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9 luglio 2012

Bâtard era un demonio.Di questo erano tutti convinti nelle Terre del Nord."Figlio dell'Inferno", molti lo chiamavano, ma il suo padrone, Black Leclère, gli aveva scelto il nome ingiurioso di "Bâtard". Per la verità, anche Black Leclère era un diavolo, e i due formavano davvero una bella coppia. Dice il proverbio che quando due diavoli si mettono insieme, succede il finimondo. E questo bisognava aspettarsi quando si misero insieme Bâtard e Black Leclère.

"Bâtard" (1904)
di Jack London (1876 - 1916)

http://it.wikipedia.org/wiki/Jack_London
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2 luglio 2012

Progettare è facile quando si sa come si fa. Tutto diventa facile quando si conosce il modo di procedere per giungere alla soluzione di qualche problema, e i problemi che si presentano nella vita sono infiniti: problemi semplici che sembrano difficili perché non si conoscono e problemi che sembrano impossibili da risolvere. Se si impara ad affrontare piccoli problemi si può pensare anche di risolvere poi problemi grandi. Il metodo progettuale non cambia molto, cambiano solo le competenze: invece di risolvere il problema da solo, nel caso di un grande progetto occorrerà aumentare il numero dei competenti e dei collaboratori; e adattare il metodo alla nuova situazione.

"Da cosa nasce cosa" (1981)
di Bruno Munari (1907 - 1998)

http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Munari
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25 giugno 2012

L'anno 1866 fu contrassegnato da uno strano avvenimento, un inesplicato e inesplicabile fenomeno che nessuno ha potuto certamente dimenticare. A non parlare delle voci che mettevano in agitazione le popolazioni litoranee e sovreccitavano lo spirito pubblico nell'interno dei continenti, soprattutto commossa ne fu la gente di mare. I negozianti, gli armatori, i capitani di mare d'Europa e d'America e in seguito i governi dei vari Stati dei due continenti si preoccuparono di quel fatto in sommo grado. Da qualche tempo parecchie navi avevano incontrato sul mare "una cosa enorme", un oggetto lungo, fusiforme, talvolta fosforescente, molto più grande e più rapido di una balena.

"Ventimila leghe sotto i mari"
(1870)
di Jules Verne (1928 - 1905)

http://it.wikipedia.org/wiki/Jules_Verne
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18 giugno 2012

Il controllo sui libri

1. Le origini della censura
Tacito racconta che al tempo di Tiberio imperatore Cremuzio Cordo fu accusato di un delitto nuovo e inaudito (novum ac tunc auditum crimen). Aveva pubblicato scritti in cui esprimeva il rimpianto verso le antiche virtù repubblicane e aveva definito Cassio l'ultimo dei romani. A nulla valse la ferma difesa dello scrittore della libertà di parola, poiché il Senato decretò che i suoi libri fossero dati alle fiamme.

"I libri proibiti da Gutenberg all'Encyclopédie" (1999)
di Mario Infelise (1952)
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11 giugno 2012

Mai mi sarei risolto a comporre la vita di Antonino Eliogabalo, conosciuto anche con il nome di Vario, affinché nessuno potesse sapere che egli era stato un imperatore dei Romani, se in tempi andati non avessero detenuto questo stesso impero dei Caligola, dei Neroni, dei Vitelli. Ma, poiché una stessa terra esprime sia i veleni, che il grano e altri frutti salutari, sia dannosi serpenti sia animali mansueti, il lettore di buon senno saprà procurarsi consolazione, quando leggerà, in luogo di questi mostruosi tiranni, di Augusto e Traiano, di Vespasiano e Adriano e Antonino Pio e Tito e Marco Aurelio.

"Vita di Eliogabalo"
di Elio Lampridio (III sec. d.C.)

http://it.wikipedia.org/wiki/Historia_Augusta
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4 giugno 2012

La prossima volta che la luna piena si leverà alta a sud, prestate attenzione al suo margine destro e fate correre lo sguardo lungo la curvatura del disco. All'incirca dove la lancetta di un orologio segnerebbe le due, noterete una macchia ovale, piccola e scura: chiunque possieda una vista normale può individuarla abbastanza facilmente. Si tratta di quella pianura cinta da alti monti, una delle più suggestive della Luna, nota come Mare Crisium, il Mare della Crisi. Con i suoi quattrocentottanta chilometri di diametro e un anello pressoché ininterrotto di magnifiche montagne che lo proteggevano, non era mai stato esplorato finché non vi penetrammo con la nostra spedizione sul finire dell'estate del 1996.

"La sentinella" (1948)
di Arthur Charles Clarke (1917 - 2008)

http://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Charles_Clarke
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28 maggio 2012

1 - Storia della porta
L'avvocato Utterson era un uomo dall'aspetto rude, non s'illuminava mai di un sorriso; freddo, misurato e imbarazzato nel parlare, riservato nell'esprimere i propri sentimenti; era un uomo magro, lungo, polveroso e triste, eppure in un certo senso amabile. Nelle riunioni di amici, quando il vino era di suo gusto, gli traspariva negli occhi qualcosa di veramente umano; qualcosa che non trovava mai modo di risultare nelle sue parole, e che si manifestava, oltre che in quella silenziosa espressione della faccia dopo una cena, più spesso ancora e più vivamente nelle azioni della sua vita.


"Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" (1886)
di Robert Louis Stevenson (1850 - 1894)

http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Louis_Stevenson
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21 maggio 2012

Argon
Ci sono, nell'aria che respiriamo, i cosiddetti gas inerti. Portano curiosi nomi greci di derivazione dotta, che significano "il Nuovo", "il Nascosto", "l'Inoperoso", "lo Straniero". Sono, appunto, talmente inerti, talmente paghi della loro condizione, che non interferiscono in alcuna reazione chimica, non si combinano con alcun altro elemento, e proprio per questo motivo sono passati inosservati per secoli: solo nel 1962 un chimico di buona volontà, dopo lunghi e ingegnosi sforzi, è riuscito a costringere lo Straniero (lo xenon) a combinarsi fugacemente con l'avidissimo, vivacissimo fluoro e l'impresa è apparsa talmente straordinaria che gli è stato conferito il Premio Nobel.

"Il sistema periodico" (1975)
di Primo Levi (1919 - 1987)

http://it.wikipedia.org/wiki/Primo_Levi
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14 maggio 2012

Tutti oramai lo chiamavano don Ciccio. Era il dottor Francesco Ingravallo comandato alla Mobile; uno dei più giovani e, non si sa perché, invidiati funzionari della sezione investigativa; ubiquo ai casi, onnipresente su gli affari tenebrosi. Di statura media, piuttosto rotondo della persona, o forse un po' rozzo, di capelli neri e folti e cresputi che gli venivan fuori dalla metà della fronte quasi a riparargli i due bernoccoli metafisici dal bel sole d'Italia, aveva un'aria un po' assonnata, un'andatura greve e dinoccolata, un fare un po' tonto come di persona che combatte con una laboriosa digestione: vestito come il magro onorario statale gli permetteva di vestirsi, e con una o due macchioline d'olio sul bavero, quasi impercettibili però, quasi un ricordo della collina molisana.


"Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" (1946)
di Carlo Emilio Gadda (1893 - 1973)

http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Emilio_Gadda
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7 maggio 2012

Gustavo Zagrebelsky ha detto:  "II numero di parole conosciute e usate è direttamente  proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell'uguaglianza delle possibilità. Poche parole e poche idee, poche possibilità e poca democrazia; più sono le parole che si conoscono, più ricca è la discussione politica e, con essa, la vita democratica". Nel suo ideale decalogo dell'etica democratica egli ha incluso la fede in qualcosa, la cura delle personalità individuali, lo spirito del dialogo, il senso dell'uguaglianza, l'apertura verso la diversità, la diffidenza verso le decisioni irrevocabili, l'atteggiamento sperimentale, la responsabilità dell'essere maggioranza e minoranza, l'atteggiamento altruistico; e, a concludere il decalogo, la cura delle parole.

"La manomissione delle parole", 2010
di Gianrico Carofiglio (1961)

http://it.wikipedia.org/wiki/Gianrico_Carofiglio
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2 maggio 2012

Lunedì 2 maggio 2005
Di certo Allan Karlsson avrebbe potuto pensarci prima e, magari, comunicare agli interessati la sua decisione. In effetti non aveva mai riflettuto troppo sulle cose. Ecco perché quell'idea non ebbe neanche il tempo di fissarsi nella sua testa che gia aveva aperto la finestra della stanza al pianterreno della casa di riposo di Malmköping, nel Sörmland, per poi sgusciare fuori e atterrare nell'aiuola sottostante. La manovra richiedeva un certo fegato, dal momento che Allan compiva cent'anni proprio quel giorno. Solo un'ora dopo nella sala comune della casa di riposo avrebbero avuto inizio i festeggiamenti. Sarebbe stato presente persino il segretario comunale. E l'inviata del giornale locale. E tutti gli ospiti dell'ospizio. E tutto il personale, capitanato dalla ringhiosa e arcigna infermiera Alice.
Soltanto il festeggiato non aveva la benché minima intenzione di partecipare.


"Il Centenario che saltò dalla finestra e scomparve", 2009
di Jonas Jonasson (1961)

http://www.jonasjonasson.com/
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23 aprile 2012

Il colonnello aprì il barattolo del caffè e si accorse che ne era rimasto appena un cucchiaino. Tolse il pentolino dal focolare, rovesciò metà dell'acqua sul pavimento di terra battuta, e con un coltello raschiò l'interno del barattolo sul pentolino finché si distaccarono gli ultimi rimasugli di polvere di caffè misti a ruggine di latta.

"Nessuno scrive al colonnello", 1961
di Gabriel García Márquez  (1927)

http://it.wikipedia.org/wiki/Gabriel_Garcia_Márquez
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16 aprile 2012

Avevo sempre immaginato che la storia della mia vita, se un giorno l'avessi mai scritta, sarebbe cominciata con un capoverso memorabile: lirico come il "Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi" di Nabokov o, se non altro, di grande respiro come il tolstoiano: "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo". La gente ricorda espressioni del genere anche quando del libro ha dimenticato tutto il resto.

"Firmino", 2006
di Sam Savage  (1940)

http://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Savage
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10 aprile 2012

Si vede il sole in uno degli angoli superiori del rettangolo, quello alla sinistra di chi guarda, e l'astro re è raffigurato con la testa di un uomo da cui sprizzano raggi di luce pungente e sinuose lingue di fuoco, come una rosa dei venti indecisa in quali direzioni puntare, e quel viso ha un'espressione piangente, contratta da un dolore inconfortabile, e dalla bocca aperta emette un urlo che non potremo udire, giacché nessuna di queste cose è reale, quanto abbiamo davanti è solo carta e colore, nient'altro.


"Il Vangelo secondo Gesù"
, 1991
di José Saramago (1922- 2010)

http://it.wikipedia.org/wiki/José_Saramago
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2 aprile 2012

Il fatto, ecco, il fatto è che non me l'aspettavo che lei andasse via davvero. Non è che a dieci anni, addormentandoti la sera, una sera come tante, né più oscura, né più stellata, né più silenziosa o puzzolente di altre, con i canti dei muezzin, gli stessi di sempre, gli stessi ovunque a chiamare la preghiera dalla punta dei minareti, non è che a dieci anni - e dico dieci tanto per dire, perché non è che so con certezza quando sono nato, non c'è anagrafe o altro nella provincia di Ghazni - dicevo, non è che a dieci anni, anche se tua madre, prima di addormentarti, ti ha preso la testa e se l'è stretta al petto per un tempo lungo, più lungo del solito, e ha detto: Tre cose non devi mai fare nella vita, Enaiat jan, per nessun motivo.

"Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari"
, 2010
di Fabio Geda (1972)

http://it.wikipedia.org/wiki/Fabio_Geda
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26 marzo 2012

Per tutta la mattina la Talpa aveva atteso di lena alla ripulitura primaverile della sua casetta. Prima con scope, poi con cenci da polvere; quindi su scale e sgabelletti e seggiole, con un pennello e un secchio d'acqua di calce; finché ebbe polvere in gola e negli occhi, e schizzi di bianco su tutto il pelo nero, e la schiena dolorante e le braccia stremate. La primavera spaziava nell'aria lassù e nella terra e sotto e tutto intorno, penetrando anche la sua casina senza luce e spazio del suo spirito di divino scontento e desiderio. Nulla di strano, quindi, se tutto d'un subito gettò il pennello sull'impiantito, sbottò: - Stufa sono! - e - Basta così! - e anche - All'inferno la ripulitura di primavera! - e uscì decisamente di casa senza manco indugiarsi a infilar la giacchetta.


"Il vento nei salici"
, 1908
di Kenneth Grahame (1859-1932)

 http://it.wikipedia.org/wiki/Kenneth_Grahame
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19 marzo 2012

La telefonata arrivo alle 9 e 37 della sera del 18 marzo, sabato, vigilia della rutilante e rombante festa che la città dedicava a san Giuseppe falegname: e al falegname appunto erano offerti i roghi di mobili vecchi che quella sera si accendevano nei quartieri popolari, quasi promessa ai falegnami ancora in esercizio, e ormai pochi, di un lavoro che non sarebbe mancato.

"Una storia semplice", 1989
di Leonardo Sciascia (1921 - 1989)

http://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Sciascia
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12 marzo 2012
 
Il 7 marzo 1974, un'ora prima dell'alba, nel suo appartamento di via Siroká 5 che dava sul vecchio cimitero ebraico di Praga, Kaspar Utz morì di un secondo colpo da tempo previsto. Tre giorni dopo, alle sette e quarantacinque, il suo amico Václav Orlík si trovava davanti alla chiesa di San Sigismondo, in attesa dell'arrivo del carro funebre, e stringeva in mano sette dei dieci garofani che aveva sperato di potersi permettere dal fioraio.

"Utz", 1988
di Bruce Chatwin  (1940 - 1989)

http://it.wikipedia.org/wiki/Bruce_Chatwin
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5 marzo 2012

Nel tardo autunno di quell'anno 1938 mi trovavo in piena crisi di misantropia. Risiedevo a Torino e la "tota" n. 1, frugando nelle mie tasche alla ricerca di un qualche biglietto da cinquanta lire, aveva, mentre dormivo, scoperto anche una letterina della "tota" n. 2 che pur attraverso scorrettezze ortografiche non lasciava dubbi circa la natura delle nostre relazioni.

"Lighea", 1961
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896 - 1957)

 http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Tomasi_di_Lampedusa
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27 febbraio 2012

Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.

"Fahrenheit 451", 1953
di Ray Bradbury (1920 - 2012)

http://it.wikipedia.org/wiki/Ray_Bradbury
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20 febbraio 2012

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se no non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!"

"Se una notte d'inverno un viaggiatore", 1979
di Italo Calvino (1923 - 1985)

http://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Calvino
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14 febbraio 2012

"Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione."

"Moby Dick o la balena bianca"
, 1851
di Herman Melville (1819 - 1891)

http://it.wikipedia.org/wiki/Herman_Melville
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